POSSIAMO PROVARE A VOLERCI UN PO' PIU' BENE?

POSSIAMO PROVARE A VOLERCI UN PO' PIU' BENE?
POSSIAMO PROVARE A VOLERCI UN PO' PIU' BENE?

giovedì 26 gennaio 2012

DAL GIORNO DELLA MEMORIA ALLA MEMORIA DI QUEI GIORNI (LETTERA APERTA A BEA)


Tornano alla mente in certi giorni, sensazioni che seppur mai sopite, si mettono in un angolo a osservarti pronte a graffiarti l'anima quando con un balzo decideranno di preparare un agguato la cui vittima sei tu.
Dicono che il tempo è fatto apposta per lenire le ferite e che le nuove esperienze tendono a ricoprire con una patina di passato quelle vecchie ma ben poca cosa si può fare per le cose che hai dentro e che si sono attaccate tuo malgrado, in maniera indissolubile.
E quindi ecco che domani nel giorno della memoria dedicato all'olocausto (ma chi riesce a dimenticare questo orrore negli altri 364 giorni dell'anno?) ci intristiremo nel ricordo che, mai sopito, ci riporta ad un anno fa, a quei giorni dapprima intrisi di incredulità, poi ricolmi di speranze e infine pieni di dolore, dolore, dolore e ancora dolore.
Ed allora queste poche righe che seguono e a te dedicate, vogliono solo sussurrarti che per quanto sia difficile accettare qualche volta la realtà, dobbiamo credere che c'è sempre un motivo per continuare.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ciao Bea, figlia mia infinitamente cara, scrivo a te (e agli altri che tu sai) perchè domani si apre una settimana emotivamente molto "intensa"; vivila con la serenità che quello che accade deve purtroppo/per fortuna accadere ed è da ciò che accade che arriva la linfa vitale/mortale per andare/non andare avanti e tu stai andando avanti!
Ciò che è avvenuto l'anno scorso ti ha mostrato da cosa è composto il lato oscuro del vivere quotidiano e questo non è facile da accettare eppure, ad un anno di distanza, ne stiamo parlando magari in agro/dolce, con nostalgia, a volte anche con rabbia ma anche, quando riaffiorano nella mente certi ricordi, con un sorriso seppur melanconico.
In fondo sei stata tu a scrivere : "tu vaniglia e io cacao" e questa è proprio l'essenza che resta veramente e resterà per sempre qualsiasi cosa accade... sia accaduta... e accadrà...
Ti stringo forte forte in un abbraccio (che mi auguro riesca a circondare anche gli altri che tu sai...).
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------

martedì 17 gennaio 2012

LA TECNICA (A PROPOSITO DI... OVVERO DELLA SERIE "LO SAPEVATE CHE...")

LE ORIGINI DELLA "TECNICA"

Nella Atene di Pericle abbiamo l'affermazione sociale e politica del "démos", nuova classe sociale portatrice di una nuova cultura basata appunto sulle conoscenze tecniche. Quindi fin dal suo apparire come concetto specifico, la "tékne" acquisisce un insieme di connotazioni più ampie del semplice "saper fare". Nelle discussioni di Socrate con i suoi concittadini si ha il primo confronto tra tecnica e filosofia. Nel noto passo centrale della "Apologia", Socrate riferisce di aver interrogato gli uomini politici, i poeti ed infine gli artigiani o "démiourgoi"; solo questi ultimi hanno evidenziato delle reali capacità e conoscenze, ma limitate al loro specifico campo professionale. Il "démos" insomma ha una sua dignità ed una sua cultura, ma non per questo può avanzare pretese sul controllo della pòlis. In Platone la polemica contro la tecnica (di cui gli esponenti più criticati sono i Sofisti) è volta contro una concezione strumentale e utilitaristica del sapere. Per esempio nel "Gorgia" platonico, l'opposizione tra filosofia e tecnica viene paragonata a quella tra medicina e culinaria (bene del corpo/adulazione del corpo), o a quella tra dialettica (dimostrare il vero) e retorica (convincere senza riguardo alla verità). Neppure Aristotele considera la tecnica come vero sapere, poiché essa si limita ad operare negli ambiti particolari senza curarsi delle cause.

L' Età Moderna

Solo nel Seicento ha inizio la tecnica nel senso moderno, non più contrapposta alla "vera" scienza, ma parte integrante di essa. Nei secoli successivi, ed almeno fino ai primi del Novecento, la tecnica viene alternativamente vista in una luce positiva (IlluminismoPositivismo), o negativa (RomanticismoIdealismo). È noto che il Positivismo, specie nella formulazione di Comte, affida agli scienziati il ruolo di guide della società, e prevede uno sviluppo della società in 3 stadi (teologico, metafisico, positivo), alla fine del quale tutta l'umanità approderà alla scienza come sua unica guida, anche in senso spirituale. Secondo Marx, che su questo tema appare vicino al Positivismo, grazie alla tecnica l'umanità potrà progressivamente liberarsi dalla servitù del lavoro, delegando alle macchine lo "scambio organico con la Natura" in cui consiste la civilizzazione. Gli avversari della tecnica (prevalentemente letterati, come LeopardiTolstoj o D. H. Lawrence) le rimproverano di produrre un mondo volgare e senz'anima. In entrambi i casi la tecnica viene identificata con il progresso e l'industrializzazione. Poi, nel quadro dell'irrazionalismo filosofico e della "crisi dei fondamenti" di fine secolo, si va oltre l'alternativa accettazione/rifiuto. Già inSchopenhauer, poi in EmersonNietzsche e Bergson si afferma una concezione pragmatica del pensiero, dove il "conoscere" è un "fare", rivolto essenzialmente alla soddisfazione di bisogni (individuali e sociali). In questa ottica la tecnica costituisce l'esito necessario dellaconoscenza, quando questa si sia liberata dalle pastoie della metafisica (e per alcuni della religione). La "morte di Dio" apre così l'epoca delnichilismo attivo, dove l'umanità utilizzerà consapevolmente le forze della Terra in direzione del dominio sulle cose. L'alternativa a questo resta la filosofia dei giorni formulata nel saggio Le opere e i giorni di Emerson.

Il Novecento

Il panorama culturale di inizio secolo, specie quello tedesco, è impegnato in una indagine critica sul senso della tecnica e della modernità in generale. Sulla scorta di Nietzsche si apre una nuova riflessione. Il concetto-guida è quello di "nichilismo", identificato in vari modi con la tecnica, ed assunto come destino della civiltà occidentale. L'antitesi spengleriana tra "Kultur" e "Zivisation", la profezia weberiana sul "disincanto del mondo" e l'avvento della "gabbia d'acciaio" burocratico-tecnologica, oppure le pessimistiche riflessioni di Freud sul disagio della civiltà moderna, sembrano identificare le linee di fondo della modernità con la decadenza e quest'ultima con l'avvento generalizzato della tecnica. In particolare Max Weber identifica la tecnica con il dominio del "pensiero calcolante", tema poi ripreso da Heidegger. La novità di queste posizioni risiede nella accettazione della tecnica come destino inevitabile ed improcrastinabile della civiltà moderna, che ne fa l'aspetto caratterizzante della nostra epoca.
Gli anni della Repubblica di Weimar sono duri per la Germania; una sensazione generale di fallimento e di crisi, unitamente alla volontà di riscatto dell'umiliazione subìta a Versailles, accentuano le tendenze reazionarie di una parte della cultura. Autori come Ernst Junger o Mõller van der Bruck, raccoltisi negli anni '20 intorno al gruppo della cosiddetta "Rivoluzione conservatrice", rilanciano la tecnica e la tecnologia come "forze nuove", che devono essere usate senza pregiudizi al servizio della potenza tedesca. In Junger l'esaltazione delle forze primordiali e barbariche della "giovane razza tedesca" si uniscono al vagheggiamento di un mondo aristocratico, basato sui valori della tradizione e della eccellenza. Questo inedito cocktail di esaltazione tecnologica e primitivismo sta anche alla base del Futurismo italiano, soprattutto nella elaborazione di Filippo Tommaso Marinetti.
Per restare in Germania, Husserl in "La crisi delle scienze europee" (1936) vede nella concezione oggettivistica della Natura, impostasi a partire da Galileo Galilei, la causa della crisi che avvolge la Civiltà Europea. Si tratta di una crisi di senso e di significato, nel momento in cui la tecnica pare raccogliere i suoi maggiori successi. Scienza e tecnica forniscono sempre nuovi risultati, ma non sanno rispondere alle domande fondamentali che coinvolgono l'uomo e la sua esistenza nel mondo. La tecnica rivolge alle cose uno sguardo distaccato, freddo, che tende ad "oggettivizzare" anche il soggetto che guarda, rendendo l'uomo una cosa tra le cose. Husserl ripropone con forza l'antitesi tecnica-filosofia, nei termini di alienazione-riappropriazione della ragione da parte dell'uomo.
(Definizioni e rimandi tratti da Wikipedia)

A VOLTE, PER FARE DEL BENE, SI FINISCE CHE...

La storia del Lupo di Cappuccetto Rosso raccontata da lui...

La foresta era la mia casa, ci vivevo e ne avevo cura, cercavo di tenerla linda e pulita, quando un giorno di sole, mentre stavo ripulendo della spazzatura che un camper aveva lasciato dietro di sè, udii dei passi.
Con un salto mi nascosi dietro un albero e vidi una ragazzina piuttosto insignificante che scendeva lungo il sentiero portando un cestino.
Sospettai subito di lei perché vestiva in modo buffo, tutta in rosso, con la testa nascosta da un cappuccio.
Naturalmente mi fermai per controllare chi fosse.
Le chiesi chi era, dove stava andando e cose del genere.
Mi raccontò che stava andando a casa di sua nonna a portarle il pranzo.
Mi sembrò una persona fondamentalmente onesta, ma si trovava nella mia foresta e certamente appariva sospetta con quello strano cappellino.
Così mi decisi di insegnarle semplicemente quanto era pericoloso attraversare la foresta senza farsi annunciare e vestita in modo così buffo.
La lasciai andare per la sua strada, ma corsi avanti alla casa di sua nonna.
Quando vidi quella simpatica vecchietta, le spiegai il mio problema e lei acconsentì che sua nipote aveva immediatamente bisogno di una lezione.
Fu d'accordo di stare fuori dalla casa fino a che non l'avessi chiamata, di fatto si nascose sotto il letto.
Quando arrivò la ragazza, la invitai nella camera da letto mentre io mi ero coricato vestito come la sua nonna.
La ragazza, tutta bianca e rossa, entrò e disse qualcosa di poco simpatico sulle mie grosse orecchie.
Ero già stato insultato prima di allora, così feci del mio meglio suggerendole che le mie grosse orecchie mi avrebbero permesso di udire meglio.
Ora, quello che volevo dire era che mi piaceva e volevo prestare molta attenzione a ciò che stava dicendo, ma lei fece un altro commento sui miei occhi sporgenti.
Adesso puoi immaginare quello che cominciai a provare per questa ragazza che mostrava un aspetto così carino ma che era evidentemente una bella antipatica!
E ancora, visto che per me è ormai un atteggiamento acquisito porgere l'altra guancia, le dissi che i miei grossi occhi mi servivano per vederla meglio.
L'insulto successivo mi ferì veramente.
Ho infatti questo problema dei denti grossi e quella ragazzina fece un commento insultante riferito a loro.
Lo so che avrei dovuto controllarmi, ma saltai giù dal letto e ringhiai che i miei denti mi sarebbero serviti per mangiarla meglio.
Adesso, diciamoci la verità, nessun lupo mangerebbe mai una ragazzina, tutti lo sanno, ma quella pazza di una ragazza cominciò a correre per la casa urlando, con me che la inseguivo per cercare di calmarla.
Nel frattempo mi ero tolto i vestiti della nonna, ma fu peggio: improvvisamente la porta si aprì di schianto ed ecco un grosso guardiacaccia con un'ascia!
Lo guardai e fu chiaro che ero nei pasticci. C'era una finestra aperta dietro di me e scappai fuori.
Mi piacerebbe dire che fu la fine di tutta la faccenda, ma la nonna non raccontò mai la vera versione della storia.
Dopo poco incominciò a circolare la voce che io ero un tipo cattivo e antipatico e tutti incominciarono ad evitarmi.
Non so più niente di quella buffa bambina con il cappuccio rosso, ma dopo quel fatto non ho più vissuto felice...

mercoledì 11 gennaio 2012

FORSE STA PER GIUNGERE IL TEMPO DI SCENDERE NELLE PIAZZE A RIPRENDERCI CIO' CHE E' NOSTRO...

ECCO CHI CI CHIEDE I SACRIFICI...
 
Incantevoli e lussuose località esotiche per delle vacanze da sogno. I nostri politici scelgono le Maldive e la Thailandia...